In Europa, artisti “gattari” furono Domenico Ghirlandaio, il Tintoretto, Jacopo Bassano, Albrecht Dürer, Hieronymus Bosch e ovviamente Leonardo da Vinci. I gatti di Leonardo sono famosi, sono disegni meravigliosi dai quali traspare l’interesse dell’artista per le forme, le movenze, i gesti quotidiani dei piccoli felini che facevano dimenticare la pessima reputazione attribuita ai piccoli felini du- rante il Medioevo.

I gatti di Leonardo
I gatti di Leonardo

Si deve citare anche il grande Francisco Goya e poi l’artista svizzero Gottfried Mind, che era chiamato “il Raffaello dei gatti”. Li dipinse in tutte le forme e posizioni. Gatti bianchi che si leccano le zampe, gatte con i cuccioli, che cacciano i topi, che fanno la posta ai canarini nelle gabbiette, che lottano fra loro, che riposano al so- le. Mind li ritraeva nella sua casa, stando attentissimo a non distur- barli e assumendo spesso le più scomode posizioni per riuscire a ve- derli senza distrarli con la sua presenza. Curioso notare come Gottfried Mind, che morì a 46 anni, era affetto da autismo pur essendo un genio del disegno. La sua condizione lo costringeva a restare chiuso in casa ma tra le pareti domestiche c’erano i suoi soggetti preferiti, i gatti. E dipingerli lo metteva di buon umore.

Andy Warhol
Andy Warhol

E poi Manet, Renoir, fino a Andy Warhol che viveva con molti gatti. Tra il 1954 e il 1956 li ritrasse parecchie volte, raccogliendo poi alcuni di questi disegni in un libro dal titolo 25 Cats Named Sam And One Blue Pussy, nel quale i suoi gatti erano raffigurati in pose frivole e molto buffe. Warhol si divertiva a regalare questi disegni agli amici. Un immenso artista che visse a Parigi, di cui si parla sempre trop- po poco, fu Léonard Tsuguharu Foujita. Un vero maestro, che fu- se la tecnica a inchiostro giapponese con lo stile pittorico occidentale. Ma fu anche un personaggio incredibile, amico di Picasso, di Modigliani, di Matisse.

Pablo Picasso
Pablo Picasso

Dieci anni prima della morte si convertì al cattolicesimo, dopo una mistica illuminazione nell’Abbazia di Saint-Remi a Reims. E scelse il nome “Léonard” per onorare Leo- nardo da Vinci. In quasi tutte le foto che lo ritraggono, Foujita posa sempre con uno dei suoi gatti. Ne possedeva moltissimi, viveva- no tutti con lui e furono oggetto di attente elaborazioni artistiche. I “gatti di Foujita” rappresentano un vero e proprio stile, una ve- ra e propria categoria a parte. Hanno il tratto delicato tipico della vecchia scuola giapponese, ricchissimi di particolari e di un reali- smo ammaliante. Ma nello steso tempo sono dotati di una grande energia, come una nota elettrica di sottofondo.
Impossibile dimenticare infine Pablo Picasso e Marc Chagall, Joan Miró e Balthus, Paul Klee, Fernando Botero e Frida Kahlo.

C’è sempre stato anche uno stretto rapporto di intesa tra i gatti e gli scrittori. Forse perché, come vuole un’antica credenza, un mano- scritto morsicato da un gatto è destinato ad avere fortuna. Più pro- babilmente però, il segreto di quest’intesa risiede in alcune caratte- ristiche del micio, come ad esempio la sua natura riflessiva, che si rivelano congeniali a chi cerca l’ispirazione per scrivere. Il grande romanziere inglese Aldous Leonard Huxley disse chiaramente: “Se volete scrivere, tenete con voi dei gatti”.

Di Diego Manca e Roberto Allegri, tratto da Altro che animali!, dicembre 2015, Edizioni Ultra

Altro che animali!
Altro che animali!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui