A Marrakesh, e anche a Fez, c’è una grande presenza di gatti. Nella Medina delle due città marocchine vi sono gatti ad ogni angolo, soprattutto nelle vicinanze del suk, con occhi imploranti e orecchie dritte a seguire i movimenti dei macellai. Nella cultura islamica i gatti sono molto rispettati. Si dice che il profeta Maometto approvò il loro addomesticamento da parte del suo discepolo Abu Hurairah (o Padre del Piccolo Gatto).
La leggenda racconta che un gatto aiutò Maometto dal morso mortale di un serpente e che un giorno, chiamato a pregare, si accorse che il suo gatto Muezza si era addormentato sulla manica della sua veste: il profeta preferì tagliarsela piuttosto che disturbare il suo gatto.
Tantissimi i gatti e i gattini, acciambellati agli angoli delle strade,che si incontrano per le città del Marocco. Seduti davanti ai portoni di casa, sulle scale o sui davanzali delle finestre delle case, osservano placidi e incuriositi lo scorrere della vita, rispettati dagli abitanti, che non gli fanno mancare cibo e acqua fresca. I locali dicono che i gatti proliferano perché sono diventati vegetariani e riescono a vivere mangiando gli scarti delle verdure lasciate a terra dopo il mercato. Pure Chefchaouen, dichiarata Patrimonio Mondiale dell’ Umanità e situata ai piedi dei monti del Rif, è popolata da centinaia di gatti che si aggirano per i vicoli della città e della sua Medina.
Ammirati dai turisti, che si fermano a elargirgli coccole e carezze e immortalarli in una foto ricordo, loro, i gatti del Marocco, posano fieri ed immobili, rendendo ancora più magico questo angolo d’Africa.
Kettir / Cats from Davíð Alexander Corno on Vimeo.