Gli antenati dei gatti

Come i gatti sono arrivati fino a noi

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Gatto mitologico
Gatto mitologico

Come sia nato il sodalizio tra l’uomo e il gatto non si sa. È probabile che il primo ebbe bisogno del secondo per cacciare i topi dalla propria casa, dandogli in cambio un riparo e del cibo, anche se il gatto, abilissimo cacciatore, è da sempre capace di procurarsi quanto gli occorre.

Quando i dinosauri si estinsero i mammiferi continuarono a evolversi. Tra questi vi era il Miacis, da cui ebbero origine i Cinoidei (i cani) e i Feloidei (i felini). La caratteristica del Miacis di avere denti molto affilati lo rese un ottimo cacciatore e si poté quindi adattare a tutte le zone dove si insediò, riuscendo sempre a sopravvivere grazie al cibo che era capace di procacciarsi.

Circa dieci milioni di anni fa erano già presenti due gruppi di Miacis: quelli di grossa taglia, che però si estinsero in brevissimo tempo, e quelli di taglia più piccola, i Dinictis, i quali furono capaci di adattarsi ai vari cambiamenti ambientali e di mutare. La presenza del gatto domestico risale a diecimila anni fa, nelle zone dell’attuale Turchia e Iraq.

Fu 5000 anni fa che il gatto entrò prepotentemente a fare parte della vita dell’uomo. L’adorazione del divino, attraverso forme animali, è ricorrente in varie civiltà antiche ma fu in Egitto che si sviluppò maggiormente. Tra le divinità egizie si ricorda Myeou (termine onomatopeico che significava appunto “gatto”), personificazione sotto forma di felino del dio Ra. Il gatto, però, era principalmente legato alla dea Bastet, simbolo della vita e della fecondità, raffigurata con corpo di donna e testa di gatto: tale era la devozione che ogni famiglia, per rispettare questa divinità, ospitava un gatto. Era così grande l’importanza divina della dea gatta Baster che quando moriva un gatto, questo veniva imbalsamato.

Anche gli antichi dell’Impero Romano, certamente affascinati da felini più grandi quali i leoni, non poterono che subire il fascino del gatto, da loro importato dall’Egitto dai legionari. Scopo del gatto presso i Romani, contrariamente a quanto si crede, non era di cacciare i topi, dato che per quella mansione già si avvalevano di faine e donnole, ma come nume vivente.

Forse il sodalizio tra uomo e gatto è solo l’incontro di due anime affini.

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