Una gatta, Coco Chanel, due conigliette, Teodora e Penelope, e un cane di piccolo taglia, Carol: sono gli animali che dal 2014 sono ospiti dell’ospedale di Santa Chiara di Trento e danno supporto ai bimbi costretti alle lunghe sedute di terapia oncologica. “C’è ancora qualche difficoltà e resistenza nel vedere gli animali in corsia – racconta la presidente dell’associazione “Zampa Amica” di Trento – “ma questi creano in ospedale un ambiente di benessere”.
La presenza di questi animali è volta a dare un conforto ai piccolo pazienti, tanto che sono i bambini stessi a chiedere di poter effettuare le terapie il mercoledì, proprio quando gli animali dell’associazione sono in reparto. Un po’ di dolce compagnia non può che rassicurare questi bambini, costretti a lunghe sedute di terapia che diventano così meno sgradevoli, anche se comunque fortemente debilitanti.
Bisognerebbe riuscire a vincere tutte quelle reticenze verso la “pet therapy”, non solo da parte dei pazienti ma anche dagli operatori sanitari. Con il termine “pet therapy” si intende, generalmente, una terapia dolce, basata sull’interazione uomo-animale, che si integra e coadiuva le tradizionali terapie. L’obbiettivo è il miglioramento comportamentale e emotivo del paziente. Fu negli anni Sessanta che lo psichiatra infantile, Boris Levinson, enunciò per la prima volta le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali nella cura dei suoi pazienti. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e, grazie a questo , far sì che si attivi una sua partecipazione attiva nell’ambito della terapia.
Sono diversi gli studi scientifici e universitari che in questi anni stanno valutando sempre di più l’importanza della pet therapy e anche il Ministero della Salute si sta impegnando per dimostrarne l’efficacia. Sono infatti già attivi dei servizi permanenti in alcune eccellenze ospedaliere come, ad esempio, presso U.O. Terapia fisica e Riabilitazione del Ca’ Granda di Milano.