È soprattutto in Giappone che il gatto era il più ammirato soggetto artistico. Per più di mille anni è stato rappresentato praticamente ovunque, sulle porcellane, sui rotoli, sui bronzi e sugli avori. E fu anche protagonista nei dipinti dei più illustri maestri nipponici del Settecento e dell’Ottocento. Ad esempio l’illustre Kitagawa Utamaro (1753-1806), pittore di stampe, che è considerato uno dei maggiori maestri dell’ukiyo-e, la stampa a blocchi di legno. È conosciuto principalmente per i suoi studi di donne, magistralmente composti, chiamati bijin-ga e in questi spesso le donne sono affiancate da bellissimi gatti. Verso la metà del XIX secolo, le opere di Utamaro vennero diffuse in Europa, dove divenne molto noto, in particolare in Francia. La sua arte influenzò parecchio gli impressionisti.
Altro artista leggendario, uno dei più grandi della storia del Giappone, è stato Katsushika Hokusai (1760-1849), autore dell’opera celeberrima Cento vedute del monte Fuji. Hokusai dipinse anche moltissimi gatti e sono di una bellezza e di una raffinatezza sbalorditive. Ad esempio, i tre cuccioli che giocano nella neve, sotto un albero le cui foglie ricordano le zampe protettive di mamma gatta. Oppure il dipinto che raffigura un gatto con la coda corta e il tradizionale fazzoletto rosso al collo che guarda affascinato una farfalla in volo. L’espressione del micio è assorta ma nello stesso tempo rivela un divertimento sul punto di esplodere, come se l’animale stesse pensando di lanciarsi da un momento all’altro all’inseguimento della farfalla. Pur essendo un pittore famoso, Hokusai rimase fino alla fine della sua vita fedele a un tipo di vita semplice e legato alla natura. Diceva di es- sere prima un contadino amante degli animali e dopo un artista.
Utagawa Hiroshige (1797-1858) è stato un grandissimo maestro nell’arte della stampa a blocchi di legno, ritenuto uno tra i princi- pali paesaggisti giapponesi dell’Ottocento. I suoi soggetti erano gli attori di teatro, i guerrieri e le cortigiane ma l’oggetto principale della sua arte era la natura nelle sue molteplici espressioni. Per lui, l’ascolto della natura era una vera contemplazione dell’infinito e questo sentimento caratterizza tutta la sua pittura. Ovviamente, in molte delle sue 400 incisioni ci sono gatti, rappresentati con un rea
lismo che lascia senza fiato. Inutile dire che un simile maestro ebbe poi una forte influenza sulla pittura europea di fine ’800, soprat- tutto sull’impressionismo tanto che Hiroshige fu imitato da artisti come Monet e Van Gogh.
Di Diego Manca e Roberto Allegri, tratto da Altro che animali!, dicembre 2015, Edizioni Ultra